L’obiettivo della decrescita non è la quantità, ma la qualità. E’ una società in cui si vivrà meglio lavorando e consumando meno e meglio. La medicina è anch’essa imbrigliata in simili catene. Viviamo in un mondo sempre più inquinato, siamo sempre più di corsa, stressati, imbottiti di cibi malsani ed in sovrabbondanza. Viviamo normali eventi della vita (gravidanza, vecchiaia, calvizie) come se fossero patologici. Non tolleriamo più lo star male, il dover stare qualche giorno “fermi”. I dottori, quando ci visitano, non ci guardano magari neanche in faccia, qualche sbrigativa domanda, due o tre esami e ci prescrivono una tonnellata di farmaci. Tutto ciò fa aumentare il PIL. Quindi, secondo gli economisti, più ci ammaliamo, più visite facciamo, più medicine assumiamo, e più aumenta il nostro benessere!
Decrescita in medicina significa invertire questa rotta, svincolare la medicina dalle influenze che nel corso dei secoli le ha apportato un sistema economico basato esclusivamente sulla crescita della produzione di merci e non sul perseguimento del ben vivere dell’umanità, affrancarla da una visione miope della scienza e del progresso (materialista, meccanicistica, biecamente riduzionista e non olistica), la quale ha fatto dell’uomo un oggetto di studio come gli altri, trascurandone le varie dimensioni essenziali (non materiali), la sua unitarietà e la sua complessità (soprattutto a livello emotivo). La decrescita, come in economia, si propone di riorientare la medicina secondo un carattere prettamente qualitativo (e non quantitativo), riportando l’unicità della persona al centro del processo medico e promuovendo tutte quelle pratiche che mirino al reale benessere psico-fisico e sociale dell’essere umano, inteso nella sua globalità. Inoltre, in antitesi con l’approccio scientifico/